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Di tutte le ricchezze Stefano Benni Feltrinelli Editore |
Come vivo la solitudine? A volte con benevola pazienza, a volt con dolore. Passeggio lento, cucino male, scrivo con cura, dormo poco, penso molto.
Ma non risvegliate le mie ferite. Rispettate la cenere dei miei desideri. (...) E non chiedete silenzio alla notte di questi luoghi. Di notte, qui tutto sussurra e urla.
(Ebbene sì, noi poeti soffriamo davanti al male del mondo ma anche davanti a un frigo vuoto.)
Sono rientrato e ho deciso di fare una ricetta speciale. Si chiama Vitello alla Souveniens-Moi. La ricetta è semplice:
Vitello alla Ricordati-di-Me
Prendete una fettina di vitello e sdraiatela nella padella con poco olio. Cercate di ricordarvi che l'avete messa sul fuoro e toglietela prima che si bruci.
Tutte le lapidi da lontano
Sono pietre uguali tra loro
Allora perché tra la folla
Io cerco un solo viso
Tra tutte le voci una sola
E nell'orchestra la sola
Nota sbagliata di un arco?
Il piccolo mondo guarda il grande mondo e viceversa. E ognuno crede di capire l'altro.
Si sente a disagio in un teatrino così piccolo, ma nel teatro più grande qualcosa l'ha ferita.
Tutto finì. Non con uno schianto ma con un sussurro, come dice il poeta.
Chiudiamo questa brutta pagina
Il passato è un libro chiuso
Fu solo una brutta commedia
Scritta da un attore confuso.
Per quelli come te assolversi è questione di un attimo. Noi mortali invece ci arrovelliamo.
Sono un dinosauro, come dici tu, e cerco di estinguermi senza troppa tristezza.
Vorrei scrivere di più, ma la solitudine ogni tanto mi rabbuia e passo ore a guardare le colline.
Nei miei cassetti non ci sono scritti, soltanto ricordi, spaghi e candele.
Come vede, l'invidia fa parte della nostra vita di cosiddetti intellettuali. Ma col tempo passa. Da annichilente l'invidia diventa fertile, diventa il riconoscimento e la gratitudine per chi è più bravo di noi.
Mi faceva pena. Ma la pena è facile da provare e rapida da dimenticare.
Il bambino non sceglie la bellezza, per lui tutto è rivelazione, bellezza continua e indistinta.
Tutto il quadro mi sembrò dipinto solo per quel particolare, perché lo scoprissi.
E Michelle? Poteva essere la bellezza che mi avrebbe costretto ancora, con stupore, a guardare il grande quadro tormentato del mondo?
Non tentarmi, il mio cuore è fragile
Consumato, ferito. Batte
A fatica per me, non può batter per due
Scegli bene le parole tue
Una sola e si potrebbe spezzare
Non voglio più amare, ricordalo
Troppo amore ho voluto sprecare
Mi è caduto a terra, si è rotto.
Non avere paura della tempesta, Michelle. Ce ne saranno ancora tante nella tua vita, qualcuna anche nella mia. Abbiamo paura della natura irata, come tutti gli animali. Soltanto che noi ci scriviamo sopra poesie. E se si scoprisse un giorno una Tempesta scritta da un gatto, o magari si scoprisse che Shakespeare era un gatto, o una gatta, o una setta di felini commediografi?
Intanto, dormi tranquilla.
Il professore ne ammirava il passo elastico, nonché la grazia e l'agilità dei muscoli sotto la cresta iliaca, specialmente il trocatere e il piriforme.
Insomma, le guardava il culo.
Abbiamo fretta, abbiamo paura del fulmine. È questo che ci fa sbagliare.
- Non possiamo sempre aspettare con pazienza. È come in amore. Ci innamoriamo di una persona e subito il nostro tempo accelera, l'abbiamo lasciata un momento fa e subito vorremmo rivederla, le ore lontano da lei sembrano lunghissime. Allora corriamo, scavalchiamo ostacoli e barriere, solo per raggiungerla un minuto prima. Michelle, lei ha fretta perché è innamorata del suo futuro, del suo mestiere, del desiderio di tornare alle luci del teatro, vicino al suo Tamino, o al suo Amleto.
- E se l'amore passa? - disse lei.
- Tutto torna come prima - disse il professore, un po' distratto dal rumore del bosco. - E si aspetta che un nuovo fulmine ci cada a un passo.
Ogni ramo voleva carezzarla, e qualcuno, invidioso della sua bellezza, cercava di ferirle il viso.
Ha sempre avuto il telefonino che si scaricava, così poteva scaricare me.
Io non sono in pace con me stesso. Cerco la pace, è diverso.
Di Rimbaud o di Thelenious Monk ne nasce uno al secolo, la giovinezza non vuol dire necessariamente genialità, il talento va coltivato, è artigianato. Alla sua età io lavoravo molto, trascuravo la mia vita privata e il divertimento. Ma poi ho imparato, anche dai miei allievi, a avere della scrittura una visione diversa. Non solo il lampo dell'ispirazione, l'angelo dei quadri dell'Annunciazione che annuncia il capolavoro, ma il duro lavoro, la ricerca continua del meglio, tagliare, ricucire, ripartire. La falegnameria dell'intellettuale.
Benedetta vecchiaia, pensò il professore, che ti permette di desiderare senza prendere, di ammirare senza sfregiare, di soffrire senza far male ad altri.
O mia Nasten'ka, Nasten'ka cara. Il professore sognatore ha ancora poche notti prima che il Torvo arrivi e rivendichi il suo amore su di te. Quante cose ti dirò, in queste notti, in cui si vedono le stesse stelle che si vedevano tanti anni fa a San Pietroburgo, non c'è la neve ma la immagineremo, e io avrò ventisei anni e mi fingerò un giovane invecchiato prematuramente.
La mia solitudine è dignitosa, la affronto a testa alta, ma se la guardo in faccia mi deride, mi ferisce, fa ritornare tutte le solitudini del passato. È così: ogni solitudine contiene tutte le solitudini vissute.
Continuo a ripetere che non sono innamorato. Ma non è amore desiderare una giornata in più con una persona appena conosciuta, desiderare ardentemente di restare solo con lei, di sentirsi scelto?
Tu scriverai, tu aspetterai, tu amerai.
Crediamo di sapere cosa scriveremo sulle pagine dei giorni futuri, oppure crediamo addirittura di essere già alla fine del libro... ma c'è sempre una pagina che ci sorprende.
- Basta coi segreti.
- Già, basta.
- E se ne ha ancora uno, se ne liberi. Non si volta, se si ha qualcosa di troppo pesante tra gli artigli.
Avevo deciso di pensare ùn-duè-trè, ritmare il pensiero per guidare il mio piede. Ma mi venne in mente, chissà perché,
Scri-ve-rai.
Scri-ve-rai.
La mia testa conteneva tre pensieri (ùn-duè-trè).
Uno, questa è pura gioia dell'istante.
Due, questa gioia finirà.
Tre, non la dimenticherò.
Tutti applaudivano, ma noi stavamo fermi come due uccelli su un ramo, aspettando.
Io sono il canuto argento, pensai, lei è l'oro.
Applausi e urletti, specialmente di donne. Fu chiaro che il bell'Armando aveva riparato, oltre alla rubinetteria, varie carenze matrimoniali.
Ho danzato e sognato. Non si torna indietro. Sono innamorato, senza speranza e decoro.
Ci amavamo pensando, naturalmente, che nessuno avesse amato come noi. Pensavamo che una miracolosa alchimia avesse attirato e fuso i nostri due metalli.
L'amore più forte ha sempre i punti più deboli, spiragli per l'indifferenza, vuoti che riempiamo con ciò che per un attimo riteniamo migliore.
So che oggi non sono lo stesso uomo, ma contengo quell'uomo di allora, e non si guarisce dalla propria ombra, le si affiancano soltanto nuove luci.
Non penserò a quello che non è stato, ma a quello che meravigliosamente è stato.
Ci sono fiori che crescono anche sotto la neve, nelle crepe delle rovine, nelle grotte e nei deserti, e dove nessun uomo li vedrà mai.
Non sono innamorato di te, Michelle, sono innamorato della tua giovane speranza. Delle speranze che avevo.
Molti libri sono stati scritti a lume di candela, non dimenticarlo.
E penso a te che mi hai ascoltato. E mi hai reso diverso, nei mille pezzi di specchio, perché sarò diverso ogni volta che mi rileggerai, e diverso per ognuno che mi leggerà, svogliato o rapito.
Questo è il segreto dei libri, la loro vita è indomabile.
Anche tu pensami. Mentre poso la penna sul tavolo, con solenne lentezza, e la fiamma coraggiosa della candela vacilla, si inchina, ma resiste e illumina.
Con il buio intorno, e noi che viviamo, in questo cerchio dorato.
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